Solo con la sua insonnia: qual è l’impatto della solitudine sul nostro sonno?
La solitudine, quella strana sensazione che ancora fatichiamo a comprendere appieno. A dire il vero, è piuttosto lei a comprendere noi, o addirittura a rapirci, a volte nel cuore della notte. E allora, all’improvviso, ci sentiamo molto meno soli in compagnia di «madame insonnia» per passare la notte! Ma allora, l’insonnia è davvero una conseguenza della solitudine? Quale relazione si può stabilire tra sentimento di solitudine e perdita di sonno?
Nel menù della solitudine questa sera: un piccolo supplemento di insonnia!
Cosa sappiamo degli effetti della solitudine sullo psichismo, e più in particolare sul meccanismo del sonno? In realtà, permane ancora una certa incertezza sulle interazioni tra i due: sappiamo che la solitudine è legata ai disturbi del sonno, ma è ancora difficile identificare chiaramente i meccanismi tra i due! Tuttavia, si osserva che l’isolamento di una persona può influire direttamente sulla qualità del suo sonno. Infatti, uno studio condotto dal King’s College1 di Londra nel 2017 rivela che, su un campione di 2232 giovani adulti (di età compresa tra 18 e 19 anni), coloro che dichiaravano di sentirsi «soli» o «molto soli» (quasi il 30% di loro) avevano il 24% di probabilità in più di soffrire di disturbi del sonno. Questo studio, ripreso dal molto serio Psychological Medicine2, conclude che «la solitudine è fortemente associata a una scarsa qualità del sonno nei giovani, il che sottolinea l’importanza di interventi precoci per attenuare gli effetti a lungo termine della solitudine».

Tuttavia, va sottolineato che per questo studio il sentimento di solitudine (sociale o affettiva) non è l’unica causa dell’insonnia.
Infatti, altri fattori oltre alla solitudine stessa si aggiungono, o addirittura aggravano questi disturbi del sonno: «Una delle ragioni proposte per il sonno agitato nelle persone sole è la possibilità che si sentano meno sicure». Questo sentimento di insicurezza deriva essenzialmente (al 70%) da violenze subite dai soggetti dello studio. Inoltre, uno studio condotto negli Stati Uniti (nel Dakota)3 non ha potuto stabilire chiaramente un legame diretto tra solitudine e insonnia, anche se la maggior parte dei soggetti soffriva di «sonno frammentato». Questo studio è stato condotto su 95 persone isolate in ambiente rurale che dichiaravano di sentirsi sole.
Esiste quindi un legame tra solitudine e insonnia, un legame che dà filo da torcere ai nostri scienziati e che desidera rimanere anonimo, nascosto nell’ombra delle nostre notti. Sicuramente un solitario! In ogni caso, esistono alcuni effetti della solitudine che si ripercuotono sulla qualità del sonno.
Pecore cercano pastore per la notte, urgente!
Non temete, non si tratta di un’offerta di lavoro per una possibile riconversione alla professione di pastore! Diciamo piuttosto che si può stabilire un legame abbastanza logico (il famoso legame misterioso e solitario?) tra il sentimento di solitudine creato da un isolamento sociale o affettivo e il fatto di vedere le proprie notti disturbate, al punto da ridursi a contare le pecore. Questa attività di pastore notturno, tra l’altro, non ha alcuna efficacia provata per addormentarsi, anzi, tende a stimolare il cervello e quindi a ritardare l’addormentamento. Insomma, torniamo alle nostre pecore! La solitudine e l’isolamento tendono a creare un sentimento di insicurezza negli individui, come è stato evidenziato in alcuni studi, come quello effettuato nel Dakota4: «La natura sociale degli esseri umani può manifestarsi in parte nella nostra dipendenza dal sentirci sicuri nel nostro ambiente sociale per dormire bene». Il sentimento di insicurezza mantiene svegli o risveglia, è un meccanismo di preservazione messo in atto dalla mente umana. E questo può trasformarsi in un circolo vizioso.

Infatti, cosa c’è di meglio per passare il tempo, oltre a contare le pecore naturalmente, che distrarsi con la televisione, il computer, il tablet o lo smartphone? Si veglia, si rimanda il momento di andare a letto il più possibile per non trovarsi soli in quel momento fatidico. Il ritmo circadiano, cioè il nostro orologio biologico, ne risente. Non si dorme più di notte ma si fa il pisolino durante il giorno perché è più rassicurante, inconsciamente. E la notte seguente, di nuovo, si pensa, si veglia, non si trova più il sonno. Si può portare la propria solitudine fino a tarda notte cercando un modo per combatterla grazie ai social network o guardando un bel film.
Non si può essere certi del legame di causa-effetto tra solitudine e insonnia, ma sembra comunque, secondo alcuni studi, che gli individui solitari abbiano una maggiore propensione a soffrire di disturbi del sonno. Il nostro stile di vita attuale5 potrebbe non esserne estraneo. Stiamo andando verso una recrudescenza delle vocazioni per la professione di pastore notturno? Forse ci si sente meno soli con questi gentili compagni!
Fonti :
[1] Loneliness in young adults linked to poor sleep quality, Matthews T. et al, “Sleeping with one eye open: loneliness and sleep quality in young adults Psychological Medicine”, 2017 [2] Sleeping with one eye open: loneliness and sleep quality in young adults, Matthews T. et al, sito “Cambridge University Press”, 2017 [3]et [4] Loneliness Is Associated with Sleep Fragmentation in a Communal Society, Lianne M. Kurina, Kristen L. Knutson et al, sito “Sleep”, novembre 2011 [5] Les solitudes en France, sito “Fondation de France”, 2016